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Giornata nazionale contro il bullismo a scuola.

Il 7 febbraio del 2017 è stata la prima “Giornata nazionale contro il bullismo a scuola”, che può servire a focalizzare l’attenzione su un fenomeno che è cresciuto negli anni e che colpisce soprattutto gli individui percepiti come più deboli o “diversi”. In alcuni casi però la figura di vittima e carnefice si confondono. La violenza tende a generare violenza e a rendere sempre più difficile il cammino verso una società inclusiva.

La scuola, essendo per eccellenza luogo di socializzazione, svolge un ruolo fondamentale nell’inserimento sociale di ciascun individuo. Ha l’importante compito di mediare i rapporti sociali in modo da evitare pregiudizi, intolleranza e discriminazione e di orientarli invece al rispetto reciproco. Tra i banchi si sviluppa quel senso di appartenenza a una comunità che getta le basi per una società solidale. Talvolta però i rapporti che vi si stabiliscono sono improntati non sul rispetto ma sulla prevaricazione. La diversità, anziché essere vista come un’opportunità di arricchimento, diventa motivo di esclusione e si manifestano azioni violente soprattutto ai danni di chi viene percepito come più debole.
Episodi di bullismo che interessano bambini e adolescenti sono spesso riportati sulle pagine dei giornali e diversi studi tendono a confermare la gravità del fenomeno. Una fonte di informazione utile a fornire un quadro è costituita dai dati Invalsi. Infatti, tra i quesiti proposti nel questionario somministrato dall’Istituto agli studenti, ve ne sono alcuni volti a indagare la diffusione del bullismo. In particolare, si chiede quanto spesso durante l’anno scolastico allo studente è capitato di subire comportamenti aggressivi (quali prese in giro, insulti, esclusione, violenza fisica). Esaminando i dati del 2014-15 (nel questionario 2015-16 queste domande non sono presenti) relativi alla quinta classe della scuola primaria si nota che solo il 19,3 per cento degli alunni non ha mai subito questo tipo di comportamento. Circa il 59 per cento risponde invece di averlo subito ogni tanto. La cadenza diventa settimanale per circa l’11 per cento degli studenti e giornaliera per il 10 per cento. Percentuali non meno allarmanti si riscontrano nei dati relativi agli adolescenti che frequentano il secondo anno delle scuole superiori. Anche in questo caso il 48 per cento dichiara di aver subito ogni tanto atti di bullismo e circa il 12 per cento dichiara di esserne vittima settimanalmente o giornalmente.
Arginare questi fenomeni è diventato sempre più difficile perché adesso non si manifestano solo all’interno delle mura scolastiche, dove in qualche modo vi può essere una supervisione da parte dei docenti, ma anche e soprattutto attraverso i social network.
Ben venga quindi la giornata contro il bullismo e tutte le azioni (compresa la proposta di legge sul Cyberbullismo) volte a contrastare un fenomeno che però per essere risolto ha anche bisogno di essere meglio compreso. Un ruolo molto importante è probabilmente svolto dagli “spettatori”, alcune volte complici e altre volte indifferenti alla violenza. Ma è la società nel suo complesso e attraverso tutte le sue istituzioni che deve agire anteponendo il rispetto della dignità umana a qualsiasi altra cosa.

 

Autore: Merola Miriam IIIC A.F.M.

Bullismo

Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale, di natura sia fisica che psicologica, oppressivo e vessatorio, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone considerate dal soggetto che perpetra l’atto in questione come bersagli facili e incapaci di difendersi.
Immagine bullismo

L’accezione è principalmente utilizzata per riferirsi a fenomeni di violenza tipici degli ambienti scolastici, e più in generale di contesti sociali riservati ai più giovani. Lo stesso comportamento, o comportamenti simili, in altri contesti, sono identificati con altri termini, come mobbing in ambito lavorativo o nonnismo nell’ambito delle forze armate.

A partire dagli anni 2000, con l’avvento di Internet si è andato delineando un altro fenomeno legato al bullismo, anche in questo caso diffuso soprattutto fra i giovani, il cyber-bullismo.

Il bullismo come fenomeno sociale e deviante è oggetto di studio tra gli esperti delle scienze sociali, della psicologia giuridica, clinica, dell’età evolutiva e di altre discipline affini. Non esiste una definizione univoca del bullismo per gli studiosi, sebbene ne siano state proposte diverse.

I primi studi sul bullismo furono svolti solo a partire dalla seconda metà del XX secolo e si svolsero nei paesi scandinavi, a partire dagli anni settanta, e, poco dopo, anche nei paesi anglosassoni, in particolare in Gran Bretagna e Australia. Da allora in poi il fenomeno è stato oggetto di una crescente attenzione, soprattutto da parte della cronaca giornalistica.

Letteralmente il termine “bullo” significherebbe “prepotente”, tuttavia la prepotenza, come alcuni autori hanno avuto modo di rilevare, è solo una componente del bullismo, che è da intendersi come un fenomeno multidimensionale

Il bullismo si basa su tre principi: intenzionalità, persistenza nel tempo, asimmetria nella relazione.

Il collegamento tra bullismo e violenza ha attirato un’attenzione notevole dopo il massacro della Colombine High School nel 1999: due ragazzi armati di fucili e mitragliatori uccisero 13 studenti e ne ferirono altri 24 per poi suicidarsi.

 

BULLISMO

Il Bullismo è una forma di comportamento violento, attuato tramite l’impiego di falsi metodi di opposizione e intimidazione nei confronti di se stessi o nei confronti dei pari…
Le cause primarie di questo fenomeno sono da ricercarsi non solamente nella personalità del giovane bullo, ma anche nei familiari sottostanti, nei messaggi trasmessi dai mass-media, nella società che, a volte. È disattenta alle relazioni sociali.
Gli effetti del bullismo possono essere gravi e permanenti. Il collegamento tra bullismo e violenza ha attirato un’attenzione notevole dopo i fatti di Columbime nel 1999. Due ragazzi armati di fucili e mitragliatori uccisero 13 studenti e ne ferirono altri 24 per poi suicidarsi. Un anno dopo un rapporto ufficiale della CIA ha messo in luce ben 37 tentativi pianificati da altrettanti ragazzi in diverse scuole americane, per in quali il bullismo aveva giocato un ruolo chiave in almeno due terzi dei casi.

Si stima che circa il 60-80% del totale del bullismo a scuola, stia evolvendo verso forme inattese in senso stragistico e terroristico. Molti criminologi, ad esempio, si sono soffermati sull’incapacità della folla di reagire ad atti di violenza compiuti in pubblico, a causa del declino della sensibilità emotiva che può essere attribuito al bullismo. Quando, infatti, una persona veste i panni da bullo, assume anche uno status che lo rende meno sensibile al dolore, fino al punto che anche gli attendenti iniziano ad accettare la violenza come un evento socialmente conveniente.

ANDREA IZZO 3^C A.S. 2014/2015