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3C_AFM_2017

LA FRUTTA

di Merola Miriam IIIC AFM A.S. 2016/2017

La frutta è uno degli alimenti alla base della “Dieta Mediterranea”.

Con la parola “frutta” si raggruppano comunemente vari tipi di frutto dolce commestibili, compresi alcuni che non sono propriamente frutti, come le pomacee, ed escludendone altri come i pomodori, principalmente in base al tipo di uso che se ne fa nell’alimentazione.

Spesso la frutta è anche un ingrediente per vari piatti, specialmente i dolci.

Se fresca, in genere, viene mangiata a fine pasto, anche se questa è più che altro solo un’abitudine comune. È consigliabile inoltre sostituire la merenda pomeridiana con della frutta fresca.

Il consumo di frutta, nei Paesi mediterranei, è tradizionalmente più alto rispetto ai Paesi più nordici. È provato scientificamente che un abbondante consumo di frutta (e verdura) fresca, riduca notevolmente l’insorgere di numerose malattie. Essa infatti si compone di: acqua, carboidrati, fibre, vitamine, sali minerali, proteine, grassi, calorie, profumi e pigmenti; tutte sostanze fondamentali per il nostro organismo.

Il consumo della frutta era diffuso già nell’antichità, periodo in cui la dieta alimentare era integrata da frutta secca come pistacchi e mandorle, aggiunti a molte pietanze.
Una sana alimentazione deve prevedere un importante consumo di frutta e verdura, per apportare al nostro organismo sostanze assolutamente necessarie come vitamine, minerali e fibre. Si consiglia di mangiare almeno 3-4 porzioni di frutta al giorno.

La produzione della frutta varia a seconda del periodo dell’anno: da gennaio-febbraio troviamo arance, clementine e mandarini; a marzo invece troviamo i limoni, mirtilli e fichi; i mesi più caldi offrono fragole, ciliegie e nespole e infine da settembre abbiamo: pere, mele, uva e kiwi.

 

LA NOCCIOLA

di Christopher Marrone III C AFM A.S. 2016/2017

La nocciola è uno dei frutti selvatici di cui l’uomo ha scoperto il valore nutritivo sin dall’antichità. Molti popoli apprezzavano questo frutto, mentre altri sostenevano che provocasse forti emicranie, oltre all’ingrassamento del corpo.

Questo è un frutto dall’alto valore calorico, ricco di acidi grassi polinsaturi, che hanno un’azione di riduzione del colesterolo nel sangue, di fibra, utile a migliorare il transito intestinale, di vitamine e di minerali importanti per il benessere umano.

Inoltre dalle nocciole si può estrarre un olio dalle preziosissime proprietà emollienti, lenitive, antiossidanti e astringenti.

In Italia la coltivazione della nocciola è sviluppata un pò ovunque nelle zone collinari e vengono utilizzate in molte ricette tradizionali e per produrre molti alimenti, come per esempio: gli snack, il torrone, la Nutella, vari piatti tipici, ecc…

La storia del vino

di Giuseppe Perrino III C AFM A.S. 2016/2017

Nel Valdarno Superiore, intorno a Montevarchi, sono stati ritrovati in depositi di lignite, reperti fossili di tralci di vite (Vitis vinifera) risalenti a 2 milioni di anni fa. Diversi ritrovamenti archeologici dimostrano che la Vitis vinifera cresceva spontanea già 300.000 anni fa.

Studi recenti tendono ad associare i primi degustatori di tale bevanda già al neolitico. Si pensa che la scoperta fu casuale e dovuta a fermentazione naturale avvenuta in contenitori dove gli uomini riponevano l’uva.

Le più antiche tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute sulle rive del Mar Caspio e nella Turchia orientale. Nel 1996, infatti, una missione archeologica proveniente dall’Università della Pennsylvania e diretta da Mary Voigt, ha scoperto nel villaggio neolitico di Hajji Firuz Tepe, nella parte settentrionale dell’Iran, una giara di terracotta, della capacità di 9 litri, contenente una sostanza secca proveniente da grappoli d’uva. La notizia, riferita da Corriere Scienza del 15 ottobre 2002, aggiunge che i reperti rinvenuti risalgono al 5100 a.C., quindi a 7000 anni fa, ma gli specialisti affermano che il vino è stato prodotto per la prima volta, forse casualmente, tra 9 e 10 mila anni fa nella zona del Caucaso. Sembra infatti che il primo vino sia stato prodotto del tutto per caso  per la fermentazione accidentale di uva dimenticata in un recipiente. È comunque accertato che la produzione su larga scala di vino è iniziata tra il 4100 e il 4000 a.C. datazione inerente ai ritrovamenti della prima Casa Vinicola trovata nel complesso delle caverne del comune armeno di Areni.

I primi documenti riguardanti la coltivazione della vite risalgono al 1700 a.C., ma è solo con la civiltà egizia che si ha lo sviluppo delle coltivazioni e di conseguenza la produzione del vino.

Sotto l’Impero Romano ci fu un ulteriore impulso alla produzione del vino, che passò dall’essere un prodotto elitario a divenire una bevanda di uso quotidiano. In questo periodo le colture della vite si diffusero su gran parte del territorio (in particolare in Italia, Gallia, Narbonensis, Hispania, Acaia e Siria), e con l’aumentare della produzione crebbero anche i consumi. Ad ogni modo il vino prodotto a quei tempi nell’area del Mediterraneo era molto differente dalla bevanda che conosciamo oggi: a causa delle tecniche di vinificazione e conservazione , il vino risultava essere una sostanza sciropposa, molto dolce e molto alcolica. Era quindi necessario allungarlo con acqua e aggiungere miele e spezie per ottenere un sapore più gradevole.Diversamente, i popoli celtici già prima del contatto con la romanità producevano vini leggeri e dissetanti e li conservavano in botti di legno invece che nelle giare.

Con il crollo dell’Impero Romano la viticoltura entra in una crisi dalla quale uscirà solo nel medioevo, grazie soprattutto all’impulso dato dai monaci benedettini e cirstercensi.