Archivio mensile:febbraio 2017

Trombosi ed Embolia

Il termine trombo [da thrombos = grumo] indica la formazione di un coagulo di sangue che aderisce alle pareti di un vaso sanguigno. La presenza di un trombo è una condizione potenzialmente grave, poiché se raggiunge dimensioni significative può ostruire il lume del vaso e bloccarne il flusso. La condizione peggiora ulteriormente quando i trombi vanno ad occludere grossi vasi arteriosi, privando di ossigeno e nutrimento parti più o meno importanti di organi vitali, fino a causarne la necrosi (ictus, infarto, gangrena dell’arto).
Se il trombo interessa una vena (trombosi venosa) porta ad una stasi circolatoria con comparsa di edema, cioè di un accumulo di liquido negli spazi tissutali presenti tra una cellula e l’altra, causando un anomalo rigonfiamento degli organi o delle regioni interessate (tromboflebite).
L’embolizzazione è una grave complicanza della trombosi. Prende infatti il nome di embolo, qualsiasi frammento di trombo staccatosi dalla massa trombotica principale che viaggia nel torrente circolatorio, almeno fino a quando, disgraziatamente, raggiunge un vaso di diametro inferiore occludendolo e provocando ischemia (cioè diminuzione o soppressione del flusso di sangue in un determinato distretto corporeo).

Vediamo quali possono essere le cause.

La coagulazione del sangue è un processo di importanza vitale ma che deve assolutamente rimanere in equilibrio; se fosse scarsamente efficace causerebbe infatti eccessivi sanguinamenti, mentre un aumento dell’attività emostatica porterebbe, appunto, alla formazione di trombi. Il processo coagulativo è dato, in realtà, da un’innumerevole cascata di reazioni chimiche a cui partecipano, oltre alle “famose” piastrine e alla vitamina K, molti enzimi e fattori chimici. Ciò comporta che alla base della trombosi possano esservi moltissimi fattori scatenanti.

Più in particolare, le trombosi venose sono solitamente la conseguenza di uno o più dei seguenti fattori di rischio: traumi, interventi chirurgici, immobilità prolungata, vene varicose, infezioni, lesioni delle pareti venose, stasi venosa, malattie infettive, ustioni, tumori maligni, età avanzata, terapia con estrogeni, obesità, gravidanza e parto.

Le trombosi arteriose colpiscono generalmente arterie affette da aterosclerosi (malattia data dalla presenza di ateromi - formazioni ostruttive concettualmente simili ai trombi, ma formate da elementi diversi come colesterolo, macrofagi, lipidi e cristalli di calcio). Quando la parete superficiale della placca aterosclerotica si rompe, si ha formazione di un coagulo, proprio come succede quando ci procuriamo una ferita. All’interno dell’arteria i meccanismi della coagulazione danno così origine ad una sostanza dura (trombo o coagulo) che può interrompere il flusso sanguigno. A causa della lesione potrebbe anche staccarsi un pezzetto di ateroma che, trasportato in periferia dal sangue, andrebbe ad occludere vasi di dimensioni minori (embolia).

I principali fattori di rischio per lo sviluppo di una trombosi arteriosa sono di origine genetica (familiarità per la patologia) ed individuale (età, sesso, vita sedentaria ed obesità, fumo, dieta ricca di colesterolo e grassi saturi, stress, cattive abitudini alimentari e diabete).

Ischemia cerebrale

Quando il flusso sanguigno diretto al cervello è bloccato da un ostacolo, la zona che prima veniva irrorata correttamente può non ricevere abbastanza ossigeno e nutrienti. Se tale ostruzione non si risolve in tempi brevi, in modo spontaneo o tramite un intervento terapeutico tempestivo, allora il tessuto cerebrale va incontro a sofferenza. È proprio quando una parte del cervello soffre a causa dell’interruzione dell’apporto di sangue che si parla di ischemia cerebrale.

Sono soprattutto le patologie cardiovascolari, l’età avanzata e uno stile di vita non proprio corretto a predisporre verso problemi di ischemia cerebrale. Ad aumentare il rischio di trombosi e di aterosclerosi concorrono in particolare il fumo, l’alimentazione scorretta, l’obesità e la scarsa attività fisica.

I sintomi dell’ischemia cerebrale dipendono dall’area danneggiata, dell’estensione della zona colpita e dal grado di riduzione del flusso di sangue. I sintomi hanno sempre la caratteristica di insorgere all’improvviso. I pazienti colpiti da ischemia cerebrale possono accusare debolezza muscolare in una metà del corpo, perdita della sensibilità o intorpidimento delle braccia o del viso, problemi alla vista in un occhio o visione doppia, mal di testa, vertigini, problemi a camminare e a mantenere l’equilibrio, mancanza di coordinazione, difficoltà nel parlare e nel comprendere i discorsi altrui. A volte, possono essere presenti anche disturbi della coscienza, dalla sonnolenza al coma. Talvolta, questi sintomi scompaiono da soli entro breve tempo. Se l’ischemia persiste per più tempo, invece, può essere causa di ictus.

Anche nel caso in cui la situazione torni rapidamente alla normalità, non significa che l’attacco ischemico non sia pericoloso.  Nella maggior parte dei casi, un evento transitorio segnala infatti che la circolazione non funziona come dovrebbe, quindi ci si trova in una situazione di rischio per lo sviluppo di un ictus vero e proprio. Per questo motivo, alla comparsa dei primi sintomi è necessario recarsi al pronto soccorso, dove un medico specialista è in grado di rilevare la presenza e la gravità dell’ischemia, quindi indirizzare il paziente alla terapia più adeguata

Esiste una cura specifica che, se somministrata entro le prime ore dall’attacco, permette di limitare moltissimo i danni dell’ischemia cerebrale: in pratica, si somministrano sostanze trombolitiche, capaci di sciogliere uno dei principali componenti dei trombi. In questo modo, il vaso sanguigno occluso viene liberato e la circolazione può riprendere normalmente.

La prevenzione delle ischemie cerebrali è possibile ponendo attenzione ai fattori predisponenti. Se si è soggetti a rischio, a causa dell’età o per la presenza di altre condizioni patologiche, è bene sottoporsi ad accertamenti periodici. Molto importante, quando si parla di ischemia cerebrale, è promuovere uno stile di vita sano, basato su una corretta alimentazione e regolare attività fisica. Bastano, infatti, solo 30 minuti di movimento al giorno per prevenire gran parte delle malattie cardiovascolari. Smettere di fumare è fondamentale, così come rinunciare agli alcolici. Il consumo di grassi saturi andrebbe ridotto drasticamente perché favoriscono l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue, mentre il sale in eccesso, com’è noto, contribuisce ad aumentare la pressione del sangue. Nel complesso, questi accorgimenti possono ridurre notevolmente il rischio di ischemia cerebrale.

Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/Tv/Destinazione-Benessere/Salute/Ischemia_cerebrale.html

SHOA… PER NON DIMENTICARE

“Qualcuno ci dice…
 – Ma c’è ancora bisogno di ricordare la Shoah?
Tanto ormai è notissima ed è passato tanto tempo! ”

Sono passati tantissimi anni da quei giorni, ma l’immensità dell’orrore non può cadere nell’oblio. Gli ebrei deportati nei campi di sterminio erano costretti ad abbandonare tutto. Il loro nome gli veniva tolto e sul loro corpo tatuavano dei numeri, proprio come si fa con le bestie, la loro dignità veniva annullata e fare memoria della Shoah comporta sentire sulla propria pelle l’orrore, la sofferenza, le umiliazioni, lo sterminio che milioni di persone hanno subito nei campi di concentramento. Noi tutti dobbiamo essere informati di ciò che è avvenuto perché non dovrebbe più accadere e questo è possibile solo non dimenticando e trasmettendo di generazione in generazione i ricordi dei sopravvissuti.

Io penso che noi uomini siamo tutti uguali, non importa il colore della pelle o la religione e penso che ricordare questo orribile episodio sia importante per riflettere affinché, tra le pieghe dei corsi e dei ricorsi della storia, certe atrocità non si ripetano mai più.

Composizione_memoria