
Inoltre saranno organizzati gruppi cadenzati di 25 persone per la proiezione del Planetario, un viaggio virtuale nella volta celeste.
Il colesterolo è un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei.
Nel nostro organismo svolge diverse funzioni biologiche, importanti ed ESSENZIALI:
Nonostante questo ruolo biologico di primo piano, quando il colesterolo circola nel sangue in concentrazioni superiori alla norma si trasforma in un acerrimo nemico della nostra salute.
Come tutti gli avversari più tenaci, il colesterolo alto può essere sconfitto soltanto conoscendolo a fondo ed utilizzando tali informazioni per elaborare adeguate strategie difensive e di contrattacco.
Colesterolo buono e colesterolo cattivo
Le lipoproteine a bassa densità (LDL) sono chiamate colesterolo cattivo.
Le lipoproteine ad alta densità (HDL) sono chiamate colesterolo buono.
Una lipoproteina è una particella caratterizzata da un cuore lipidico avvolto da un guscio proteico. All’interno del circolo sanguigno, tutti i grassi, compreso il colesterolo, vengono racchiusi in lipoproteine. Solo in questo modo possono raggiungere indisturbati i vari tessuti.
Le LDL in eccesso possono andare incontro a modificazioni strutturali, causate da agenti ossidanti come i radicali liberi, e depositarsi sulle pareti dei grossi vasi arteriosi. Ciò produce un triplice svantaggio:
1) ostacolo meccanico al flusso sanguigno: cominciano a moltiplicarsi anche le cellule muscolari che costituiscono la parete del vaso: si viene così a formare una placca, detta aterosclerotica, che tende a crescere con il passare del tempo. In questo modo si riduce progressivamente il lume del vaso ed il sangue scorre con maggiori difficoltà;
2) ridotta elasticità delle pareti delle arterie: l’elasticità delle arterie è molto importante, poiché insieme all’azione propulsiva della pompa cardiaca, contribuisce a spingere il sangue a valle. Dato che le placche aterosclerotiche diminuiscono l’elasticità arteriosa, la loro presenza si traduce in un ulteriore ostacolo alla circolazione;
3) formazione di trombi: alcune parti della placca possono staccarsi diventando vere e proprie mine vaganti che, quando vanno ad otturare determinati capillari, impediscono l’arrivo di sangue al tessuto interessato;
Per impedire queste pericolose situazioni è molto importante consumare un’ampia varietà di alimenti antiossidanti/radicali liberi; alcune vitamine, per esempio, hanno la capacità di contrastare l’attività dannosa dei radicali liberi.
Dunque le LDL, chiamate colesterolo cattivo, sono tali soltanto quando si trovano in eccesso e quando vengono ossidate. In situazioni normali sono invece indispensabili per la buona salute dell’organismo.
Le HDL, al contrario, vengono chiamate colesterolo buono, poiché agiscono da veri e propri spazzini in grado di raccogliere l’eccesso di colesterolo e veicolarlo al fegato. Da qui tale composto verrà inglobato nei sali biliari, riversato nell’intestino ed in parte espulso con le feci.
Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/colesterolo.htm
http://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/colesterolo-buono-cattivo.html
Si definisce ipertensione arteriosa uno stato costante (non occasionale) in cui la pressione arteriosa è elevata rispetto agli standard fisiologici considerati normali.
Una persona è ipertesa, o ha la pressione alta, quando:
L’aggettivo costante è fondamentale, dato che durante la giornata la pressione può subire delle variazioni transitorie legate a numerosissimi fattori, tra i quali ricordiamo:
I medici distinguono due tipi di ipertensione arteriosa, una detta “essenziale” ed un’altra denominata “secondaria”.
Tra i possibili fattori alla base dell’ipertensione essenziale, i più importanti sono la familiarità (influenza genetica), le abitudini alimentari, il sovrappeso, la sedentarietà ed eventuali squilibri ormonali. L’ipertensione essenziale rappresenta la forma di ipertensione più diffusa in età adulta ed anziana (circa il 95% dei casi).
Rientrano nella definizione di ipertensione secondaria tutte quelle forme di ipertensione collegate a patologie ben definite, come le malattie renali o cardiache. E’ poco diffusa e rappresenta soltanto il 5 per cento dei casi.
I danni indotti dal perdurare dell’ipertensione causano conseguenze piuttosto gravi per l’organismo come danni a cuore, reni, cervello.
A livello del CUORE un’elevata pressione arteriosa può provocare un ispessimento delle pareti cardiache sino a giungere ad una condizione di scompenso o ischemia cardiaca. Tale condizione si manifesta inizialmente con spossatezza e mancanza di respiro durante la notte oppure durante sforzi fisici. L’evoluzione del problema può facilitare il passaggio da angina ad infarto.
Non solo il cuore ma anche L’INTERO APPARATO CARDIOVASCOLARE può subire seri danni.
In particolare i vasi a causa dell’elevata pressione sulle pareti interne, subiscono delle microlesioni sulle quali si depositano facilmente grassi (placche arteriosclerotiche). Di conseguenza il calibro vasale si riduce, lo strato muscolare si ispessisce, l’elasticità diminuisce ed aumenta la fragilità. Tale debolezza, associata all’elevata pressione del sangue, favorisce la rottura dei vasi che, a seconda delle strutture irrorate, possono provocare danni molto seri.
Le funzioni del RENE vengono seriamente compromesse dall’ipertensione che causa l’accumulo o la perdita con le urine di particolari sostanze. Nei casi più gravi l’ipertensione può condurre all’insufficienza renale (occlusione di un vaso del rene).
I disturbi a carico del CERVELLO, possono essere legati all’ipossia (riduzione dell’ossigeno che arriva alle cellule) che si correla con una lenta e graduale alterazione delle funzioni cerebrali (ridotta concentrazione, perdita di memoria fino alla demenza). Ancor più gravi sono le conseguenze di una rottura vasale (ictus).